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Per quanto ci riguarda non abbiamo dubbi: prima la birra e la sua idea. Poi, la sua etichetta, che in ogni caso da un volto alla bottiglia e al birrificio nel suo insieme.

I motivi che danno vita ad una birra possono essere diversi. Dalle prime con cui abbiamo caratterizzato il nostro profilo e stile, ad altre che sono figlie di scelte commerciali, passando per legami di profonda amicizia. E poi c’è la vita reale, fatta di lavoro, condivisione, festa e amicizia. Un mix esplosivo che si concretizza nelle scelte degli ingredienti e nella creatività delle nostre etichette. Che per noi devono esprimere entrambe un messaggio forte e chiaro. Spesso associato a scelte musicali o cinematografiche.

Tecnicamente, una volta che abbiamo l’idea ne parliamo con Stefano ‘Zanna’, il nostro grafico. Zanna lavora sulla struttura grafica che ha ideato l’altro grande amico del birrificio: Ascanio. Ideatore e fautore di molte etichette che voi oggi apprezzate. Senza dimenticare le prime etichette di Runner Ale e Olim Palus, che portano il nome di Gianni, uno dei fondatori del birrificio. Quello della Runner Ale, la nostra prima birra, è un caso particolare. Gianni aveva inizialmente preso ispirazione da un’opera di Filippo Tommaso Marinetti per raccontare “la nostra corsa verso il futuro”. Poi, il concetto grafico è cambiato fino ad arrivare a quello attuale ideato da Ascanio.

In ogni caso, l’immagine arriva dopo l’idea di birra. Ma entrambe sono figlie di un legame di forte coesione tra noi e gli amici del birrificio, in un groviglio di relazioni umane che sono l’humus da cui partire. Come la Snow Blind, che prende vita dall’amicizia con Piergiorgio Trionfi dell’Old Spirit Authentic Football Pub di San Benedetto del Tronto. Un calciatore d’altri tempi con i colori della sambenedettese in un campo innevato ci è sembrata l’immagine perfetta per questa blanche, che vi consigliamo di degustare sulle note dei Black Sabbath.

Geografico è invece il legame che da vita alla 41° parallelo, nata con l’aggiunta di kiwi giallo dell’agro pontino. Una produzione, quella del frutto, che ha da tempo superato l’originaria Made in New Zeland. Pianura pontina e Nuova Zelanda: entrambe attraversate dal 41° parallelo, nord e sud rispettivamente. In etichetta ritroviamo quindi quell’Apteryx australis, un genere di uccello inadatto al volo e noto comunemente come Kiwi. In questo caso particolare è lì calmo e pacioso a beccare i brettanomiceti, che utilizziamo per questa birra dalla schiuma leggera e bianchissima e di colore giallo brillante.

Una delle ultime arrivate, come ad esempio la Italian Wit Project, ha un ciclo ben chiaro e definito, almeno per noi. Nasce dall’idea di avere tra le nostre birre, una belga bianca, fresca, che non fosse caratterizzata da quell’amaro che tanto ci contraddistingue e caratterizza. Una birra fresca e speziata che abbiamo sempre cercato, dove poter utilizzare anche lieviti con cui non avevamo mai lavorato prima. Se la speziatura arriva da prodotti del nostro territorio, sul nome abbiamo giocato per assonanze.

Il passaggio da un ‘progetto di birra Wit’–che in futuro possa essere brassata con ogni singolo prodotto nato dal nostro territorio— a The Blair Witch Project project, film del 1999 che tanto ci aveva colpito quando avevamo ancora capelli lunghi e colorati, è un lungo percorso di risate, battute, scherzi e brindisi al Cheers pub di Latina. Quelle serate senza tempo trascorso con un braccio al bancone e una mano ad accarezzare le nostre figlie. Alla Wit si lega quindi quel cinema che tanto amiamo e con cui siamo cresciuti. In questo caso la paura di un progetto a lungo termine trova la sua migliore ispirazione dalle parole del maestro dell’horror, Alfred Joseph Hitchcock: “C’è qualcosa di più importante della logica, l’IMMAGINAZIONE”.

Potremmo dilungarci per ore. Ogni birra ha una sua storia, così come ogni singola etichetta. Quel che vogliamo da sempre è raccontare il nostro territorio e la nostra idea di birra, attraverso le esperienze che ci hanno caratterizzato nella nostra crescita personale e di gruppo. Ogni cosa ci deve raccontare, perché nella nostra birra ci mettiamo prima di tutto noi stessi e quello che siamo oggi. “Se la palla l’abbiamo noi, gli altri non possono segnare“(cit. NL).

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Dopo il lungo inverno freddo e umido, trascorso tra cotte e geloni, finalmente è arrivata lei: la primavera. Una primavera che ci scalda gli animi e porta con sé nuove idee e fermentazioni. Se non ve ne siete accorti, da quel 21 marzo, equinozio di primavera, al 21 aprile, giorno in cui si festeggia la fondazione di Roma, noi del Birrificio Pontino abbiamo salutato il nuovo Sole con tre nuove birre artigianali.

La prima, ‘La Beffa’, nasce dalla collaborazione con Davide Frosali, il birraio della Birreria Eataly di Roma. Insieme abbiamo dato vita ad una bitter dichiaratamente anglosassone, ricorrendo a dry hopping con luppolo Target. Il risultato è una birra leggera con una gradazione intorno ai 4,2% alc. Dare vita ad un birra, per noi è dare vita ad una storia. E nel caso de La Beffa, la storia ce la regalano Franca Tazio e Paolo Farinetti, padre di Oscar, il fondatore di Eataly.

Una storia d’altri tempi e chi riporta la memoria a settant’anni fa, quando Franca Tazio, classe 1924, era staffetta partigiana della Brigata Matteotti ‘Fratelli Ambrogio’, comandata proprio da Paolo Farinetti. La mattina del 13 febbraio del 1944, Franca (col suo vero nome era conosciuta dai partigiani) viene raggiunta, ammanettata e portata in strada da due repubblichini, per poi essere condotta nelle vecchie carceri di Alba, dove subirà atroci torture per giorni. Fin quando capisce che la sua condanna a morte è segnata. «Devo confessarti», le dice un sacerdote. «Il 3 marzo del 1944 seppi che l’esecuzione era fissata per il giorno successivo», racconta Franca.

Poi l’emozione. «Alle cinque ero in attesa della sesta ora, quando sentii battere al portone del carcere. Seguì un gran trambusto. Fui presa dalla paura. Sentivo gridare e correre per le scale e i corridoi. La porta fu aperta violentemente e mi trovai di fronte Paolo Farinetti e Maggiore Boasso. Mi trascinarono fuori di peso. Prendemmo la strada per Barbaresco. Si sentiva l’eco degli spari. La fuga era già stata divulgata … ». Era la libertà. In quel di Alba l’azione ideata e condotta da Paolo, e che portò alla liberazione di Franca e altri sedici partigiani, è ricordata, appunto, come ‘la beffa delle carceri’.

La seconda, più che una semplice birra, vuole essere un obiettivo, un progetto, come dichiariamo già nel nome: ‘Italian Wit Project’. Streghe e stregoni stiano tranquilli. Non facciamo pozioni, ma solo magie condite dalle spezie del nostro territorio: arance bionde dell’agro pontino, coriandolo di Monte San Biagio, liquirizia dei Monti Lepini, pepe rosa e fiori di eucalipto dei loro alberi. Siamo partiti dalle spezie a noi vicine per incamminarci su una strada che ci porterà a brassare una birra al cento per cento locale, legata ad un territorio che non superi i confini della nostra regione.

Se la crescita del luppolo è già una realtà, ammettiamo che la difficoltà maggiore, almeno per ora, ruoti intorno ai lieviti. Ma non disperate, perché il mastro e tutta la banda sono a lavoro da tempo. Per ora godetevi un sorso di questa bianca belga da 5,3% alc. arricchita dalle spezie da noi selezionate e miscelate. E ricordate sempre che “c’è qualcosa di più importante della logica: l’immaginazione” [Alfred Hitchcock]

Se la primavera annuncia l’estate, non poteva mancare una birra oro carico che brillasse alla luce del sole e che ci dissetasse nelle calde e umide giornate a riveder le stelle. Ed è proprio dal dolce e caldo risveglio delle Paludi Pontine che prende forma la ‘Mosquito Pale Ale’. Con la sua schiuma bianca e compatta, la Mosquito, il cui volto richiama il mostro della laguna nera, è una Pale Ale dichiarata che va giù dritta senza tanti giri di parole. L’aroma ha una nota erbacea leggera e gradevole, mentre in bocca è la dolcezza del malto a colpire, bilanciata dai luppoli chinook e mouteka. Morbida al palato, corpo medio leggero e una carbonazione rinfrescante che mettono sete ancor prima di berla.

A voi la scelta.

Ve l’avevo già detto che potete seguirci sulla nostra pagina all’interno di Facebook? Come sempre, un saluto dal Pontino e state alluppolati su questi canali. Qui tutte le descrizioni delle nostre Birre artigianali.

Aggiornamento: Taproom per degustazione e vendita. Da aprile 2020 puoi ACQUISTARE le nostre birre artigianali online.