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Birrificio Pontino presenta ƎXOTIC TWIST, una Double IPA figlia del nuovo percorso intrapreso Pontino.

ƎXOTIC TWIST – (DIPA)

ƎXOTIC TWIST

“In the information age, you don’t teach philosophy as they did after feudalism. You perform it. If Aristotle were alive today he’d have a talk show.” Timothy Leary

El Dorado, Lemondrop e Azacca in Double Dry Hopping. In totale 24grammi di luppolo per litro che esploderanno in un colpo, regalandovi un palato morbido e un aroma di mango, ananas, passion fruit, lime e agrumi. Ǝxotic Twist è una juicy double IPA da 8,5 gradi alcolici e una bevibilità senza fine.

Dati tecnici

Alc. 8,5%

IBU: 10

EBC: 10

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In occasione di EurHop! Roma Beer Festival 2018, il Birrificio Pontino presenta l’ultima sua creazione: Brain Damage Dragon Fruit & Goiaba. Una Tropical IPA che nasce e si sviluppa da un progetto, quello Brain Damage, partito nella primavera del 2017.

L’immaginazione è sempre stata l’obiettivo di questa storia, fin dall’inizio. Con Brain Damage il Birrificio Pontino ha voluto aprire le porte al settore delle hazy, soft and amazing New England India Pale Ale. L’aggiunta di frutta che è seguita a quella ricetta base si basa sul presupposto che resta intatta la linea generatrice, ma cambiala la caratterizzazione finale.

Dopo aver caratterizzato le nostre Brain Damage con frutti tropicali come Mango, Ananas, Maracuja, Goiaba, Cajù e Cajà, il nostro mastro birraio ha voluto sorprenderci con un mix di Dragon Fruit e Goiaba: una birra che colpisce prima di tutto dal colore, un ‘rosa shock’ che vuole incuriosirvi e attirarvi.

BRAIN DAMAGE Dragon Fruit & Goiaba – (Tropical IPA)

“Half the time you think your thinking you’re actually listening.” Terence McKenna

Utilizzando la ricetta base di Brain Damage e seguendo la linea generatrice in cui il luppolo è utilizzato principalmente per l’estrazione degli olii aromatici, l’aggiunta di polpa di Dragon Fruit e Goiaba rende questa Tropical IPA di un colore ‘rosa shock’, dove le note amaricanti sono ben bilanciate dalla freschezza dei due frutti tropicali. Non pensate, bevete e godetene!

Dati tecnici

Alc. 7%

IBU: 10

Il Birrificio Pontino sarà presente a  Terra Madre Salone del Gusto 2018, che si terrà a Torino dal 20 al 24 settembre. Il birrificio artigianale con sede a Latina e attivo dal 2011, sarà uno tra i 45 produttori di birra “slow” provenienti da tutta Italia, selezionato tra i laboratori recensiti nella Guida alle birre 2019 (Slow Food Editore). I mastri birrai italiani porteranno a Torino oltre 250 produzioni a bassa e alta fermentazione, per offrire una possibilità di scelta ampia e variegata tra bionde, rosse, scure, IPA e non solo, tutte da gustare.

“Per noi è un passo molto importante”, sottolinea Egidio Palumbo, amministratore delegato del Pontino. “Essere selezionati da Slow Food ci gratifica del lavoro svolto in questi anni e ci spinge a continuare a lavorare in un territorio non sempre attento alle capacità di sviluppo di piccole realtà imprenditoriali come la nostra. Terra Madre sarà, inoltre, un momento di confronto importante non solo con i birrifici italiani, ma con quelli europei e statunitensi in particolare”, afferma Palumbo.

Sebbene ancora manchi un luppolo di ceppo italiano e gran parte delle materie prime per la produzione di birra artigianale in Italia vengano importati dall’estero, il Birrificio Pontino si è distinto negli anni per alcune birre che hanno voluto omaggiare il territorio. Dalla Magic Circe — Session IPA (India Pale Ale) — in onore del promontorio del Circeo, alla 41°Parallelo, una farmhouse ale con aggiunta di Kiwi giallo IGP prodotto a Latina. “Negli ultimi anni — spiega l’ideatore del birrificio Matteo Boni — grazie anche alla collaborazione con un’azienda agricola di Cori, siamo riusciti a brassare una birra con luppolo di ceppo statunitense coltivato nel nostro territorio”.

A Torino, grazie anche al progetto Agrifood Camp lanciato da BIC Lazio, di cui il Pontino è stato uno dei sostenitori, sarà presentato il primo esempio di luppolo idroponico coltivato in Italia dall’azienda agricola di Fondi ‘Idroluppolo – ’, di Alessio Saccoccio. “Sicuramente realizzeremo una birra con il luppolo idroponico, ma al momento non è la sola novità o collaborazione a cui stiamo lavorando”, spiega Boni. “A breve potrete conoscere e sorseggiare una birra nata in collaborazione con Paolo Carpineti — dell’azienda vinicola Marco Carpineti — brassata con mosto di vitigno Bellone e mosto di birra in egual misura”. Una particolarità tutta italiana che ha già trovato seguito anche all’estero.

Il Birrificio Pontino vi aspetta a Torino, Lingotto area esterna, Piazza della Birra, padiglione 2, stand 5C.

Eventi Birrificio Pontino 2018

Come molti voi già sanno, da gennaio sono ripartiti gli eventi in taproom del Birrificio Pontino. Abbiamo intenzione di andare avanti per tutto il 2018, quindi sempre sintonizzati sui nostri canali per eventi e novità. Ogni mese … o meglio, ogni ultimo venerdì del mese, ci sarà sempre un evento dove presenteremo una birra special. Birre nuove o comunque appena infustate e fresche in tutto il loro aroma. Ad accompagnare le birre sempre dell’ottimo street food e dj set.

A gennaio abbiamo inaugurato il 2018 con La Notte delle Merla, con la prima 41° Parallelo dell’anno, la nostra farmhouse ale al Kiwi giallo IGP dell’Agro pontino. A febbraio, invece, ci siamo crionizzati per un Cryo Carnival dove sul palco è salita CRYO Runner, creata con luppolina in polvere Cryo. A farle compagnia per l’occasione una HopMachine Double Dry Hopped. A Marzo, abbiamo pensato di raddoppiare. Non esimerci da un brindisi al santo che de più ce piace: San Patrizio nostro, con un aperitivo a base di Ostriche & Stout. Quindi, sabato 17 marzo vi aspettiamo in taproom per un’apertura inedita. Le padrone della serata saranno Barbanera e Hopped Ink, una tropical stout la prima e una imperial stout da 9 gradi alcolici la seconda. Per poi rivederci venerdì 30 marzo dove a farci compagnia saranno Brain Dagame Ananas e un gradito ritorno: Brain Damage Mango.

Alla vostra!

Si avvicina la primavera e con lei i profumi della frutta tropicale. A distanza di un anno dal lancio del progetto Brain Damage, siamo pronti ad esplorare nuovi aromi e profumi. Dopo la versione con aggiunta di Goiaba, una seconda con Cajù & Cajà, una terza con Maracuja e una quarta con il Mango, la prima BD del 2018 sarà caratterizzata dall’aggiunta di ananas.

BRAIN DAMAGE Ananas – (Tropical IPA)

“Only psychos and shamans create their own reality” Terence McKenna

Il punto di partenza è sempre la ricetta base di Brain Damage, dove i malti servono a sostenere il palato e il luppolo è utilizzato principalmente per la massima estrazione degli olii aromatici, donando sentori di frutta tropicale. L’aggiunta di polpa di Ananas rende questa birra una bomba tropicale che manderà in tilt il vostro cervello.

Dati tecnici
Alc. 7,0%
IBU: 10
EBC: 10

POLYKEG 24lt

Progetto BRAIN DAMAGE

Esattamente due anni fa presentammo HopMachine, una birra che si richiamava al periodo pre-proibizionista statunitense: modalità di luppolatura, tre diversi tipi di luppolo e l’utilizzo di cereali a caratterizzarne la struttura. Per festeggiare i suoi primi due anni, abbiamo deciso di dare un nuovo profilo a HopMachine. Il cambio di rotta è dettato dalle moderne tecniche di luppolature, in particolare da un Double Dry Hopping (DDH). Galaxy, Citra e Simocoe i luppoli selezionati e un maggiore utilizzo di cereali, come frumento e mais. Una birra che mantiene nome e stile grafico, ma che cresce e si evolve esaltando quell’aroma floreale e tropicale che ha sempre caratterizzato HopMachine. Il mitra a è di nuovo carico. A voi la scelta!

HOPMACHINE – (DDH Ipa)

HopMachine-DDH

Il passato è alle nostre spalle adesso, ora dobbiamo crescere, la strada per l’inferno è davanti a noi Mikey Knox

Una birra nata nel 2016 e che si rinnova due anni più tardi, attraverso diverse tecniche di luppolatura. In particolare un Double Dry Hopping (DDH). Ai luppoli utilizzati — Galaxy, Citra e Simocoe – un’aggiunta importante di mais e frumento a completare una HopMachine dal colore dorato, un palato morbido e una gradazione alcolica sui sette gradi. Per regalare un aroma floreale e tropicale che stravolgerà i vostri sensi.

Dati tecnici
Alc. 7 %
IBU: 10
EBC: 6

BOTTIGLIA da 33cl – POLYKEG 24lt

CRYO Runner, una birra da bere a tavoletta!

Nel corso della primavera di sei anni fa presentammo ufficialmente la nostra prima birra: Runner Ale, un’American Pale Ale da quasi cinque gradi alcolici, raffigurata da uomo con la sua 24 ore che corre apparentemente senza tempo e direzione. Sei anni sono trascorsi da quelle prime cotte. Un anno, invece, dalla centesima cotta nell’impianto produttivo che da fine 2015 è la nostra seconda casa. Una cotta da ricordare e che ci aveva spinti a cambiare leggermente il profilo della nostra cara Runner per un’edizione ‘Anniversary’. Da una parte il ritorno alle origini, grazie ai malti della Crisp Malting – master maltsters dal 1870 – dall’altra uno sguardo al presente nel mutuare le tecniche delle New England IPA. A distanza di un anno da quella centesima cotta da anniversario, abbiamo pensato di celebrare la ricorrenza regalando un nuovo profilo alla nostra prima nata, dando così vita a CRYO Runner. Un uomo con la sua 24 ore sempre di corsa e affannato, ma congelato nel suo tempo. CRYO Runner nasce grazie all’utilizzo di Luppolina in polvere Cryo, ovvero la nuova frontiera del luppolo. Una polvere naturale ottenuta tramite un processo di frazionamento criogenico dei coni di luppolo per arrivare a mantenere la maggior parte dei composti resinosi e degli olii aromatici. Un vero e proprio concentrato che regala una maggiore aromaticità alla birra. Per la Runner Ale abbiamo utilizzato Citra e Simcoe in luppolina per regalarvi una birra da bere a tavoletta!

CRYO Runner verrà presentata in occasione di Beer Attraction 2018

CRYO RUNNER – (American Pale Ale)

“Come tuo avvocato ti consiglio di andare a tavoletta” Dr. Gonzo

Una Runner mai doma e in continua evoluzione. Per dare vita a CRYO Runner abbiamo utilizzato luppolina in polvere Cryo (Citra e Simcoe), ad esaltare l’aroma di questa American Pale Ale da quasi cinque gradi. Una birra dal colore giallo dorato, leggera e corposa in cui resta delineato quell’amaro finale che ne aumenta la bevibilità.

Alc. 4,8 %
IBU: 50
Colore: ambrato
EBC: 11

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Dulcis in Fusto è una dessert beer nata dalla collaborazione tra Brewpub Trulla di Nuoro e Birrificio Pontino.

Su Brewpub Trulla naschit da una passione, cussa pro sa birra artigianale e de calidade. Chiaro no? Passione per le birre artigianali di qualità. Elemento di unione che ci ha portati a brassare una birra che ricordasse il torrone. Frumento, avena, orzo, mandorle e miele. Piuttosto che utilizzare uno zucchero fermentabile, si è optato per il lattosio, così come chiede lo stile. Disaccaride isolato per la prima volta nel 1600, e non fermentabile dalla maggior parte dei lieviti utilizzati per la produzione di birra, il lattosio dona a Dulcin in Fusto corpo e dolcezza. Più che in fondo, il dolce lo troverete nel fusto!

DULCIS IN FUSTO – (Dessert Beer)

 

“…Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. È come la libertà stessa.” D.H. Lawrence sulla Sardegna

Dulcis in Fusto è una dessert beer nata dalla collaborazione tra Brewpub Trulla di Nuoro e Birrificio Pontino. Frumento, avena, orzo, mandorle, miele e lattosio per una birra che si presenta chiara e pulita. Corpo ben delineato e una dolcezza a richiamare il gusto del torrone.

POLYKEG 24lt

Alc. 7 %
IBU: 09
EBC: 15

Dopo la primavera e l’estate che ci hanno portato ad esplorare e giocare con la frutta esotica attraverso il progetto Brain Damage, per l’autunno e l’inverno il Birrificio Pontino ha dato vita a due nuove birre artigianali, rileggendo in parte la tradizione brassicola anglosassone.

Quasi un anno fa, l’idea per una old ale da far riposare in botti di Rum Demerara per nove mesi. Una vera e propria gestazione che ha generato Black Flag: birra dai profumi e sapori che richiamano vaniglia e uva passa. “Una old ale in pieno stile – spiega il mastro birraio pontino — ad esaltare la complessità dei malti appena tostati, in cui la dolce sensazione inziale si arrende a un finale piacevolmente secco”. Nel partorire l’idea di Black Flag, il nostro mastro birraio si è ispirato alla tradizione brassicola anglosassone.

Le Old Ale, infatti, vennero brassate inizialmente a cavallo tra il secolo dei lumi e quello iniziato a suon di impeto e tempesta (Sturm und Drang). Nella ‘perfida Albione’, il termine indicava birre generalmente scure e maltate, grazie anche ai lunghi periodi di invecchiamento in botte. I mesi trascorsi a contatto con il legno, anche dodici in alcuni casi, donavano alla birra un alto grado alcolico, intorno ai sette gradi, e un lieve sapore acidulo, ma mai invadente. Note acide inizialmente associate all’utilizzo di brett presenti nei vecchi birrifici, ma che forse erano figlie di quei lattobacilli contenuti nelle toghe di legno dei barili. Questo spiegherebbe anche la scarsa nota acida, mai pervasiva.

Successivamente, però, profitti e mercato spinsero i birrifici a produrre birre con una maturazione che non superassero i tre mesi, le cosiddette running beers. Si decise quindi di utilizzare le old ale come correttivo per le birre più giovani o mild (differenti dalle mild di oggi) o anche per birre più mature o stale.

Ma le old ale non erano state pensate per essere birre da taglio, finendo così per restare nei magazzini e utilizzate come moneta per i facchini che si adoperavano in birrificio. Il cambio del calcolo delle tasse sui prodotti alcolici basato sul grado plato decretò la fine produttiva delle old ale. Nel secolo scorso, la ripresa dello stile e un apprezzamento che ha varcato l’Atlantico direzione Stati Uniti, per far ritorno sulle coste europee.

La seconda novità sfornata dagli alambicchi del Pontino è una dessert beer. Ovvero, come trasformare un dolce in una birra. Nasce così Sourcherry Pie, “nel tentativo di esplorare le diverse vie del gusto. Ci siamo immersi nella dolcezza dei malti e trasformato in liquido una crostatina di visciole”.

Uno stile, quello delle così dette dessert beer, molto recente e moderno, che attinge però ad ingredienti utilizzati dai mastri birrai anglosassoni già sul finire del 1800. Tra i malti, un uso particolare di avena e, piuttosto che utilizzare uno zucchero fermentabile, si è optato per il lattosio. Disaccaride isolato per la prima volta nel 1600, e non fermentabile dalla maggior parte dei lieviti utilizzati per la produzione di birra, il lattosio dona a Sourcherry Pie un maggior corpo e dolcezza.

“Il suo utilizzo in questa birra, associato all’avena, lascia in bocca un retrogusto dolce ed invitante, regalando una leggera sensazione di vaniglia”, spiega il mastro birraio. Il cuore di questa ale da sei gradi e mezzo è rappresentato dalla visciola in fermentazione, che alleggerisce la presenza sul palato, per frantumarsi in bocca come una corposa crostatina di visciole.

BLACK FLAG – (Old Ale – Barrel aged)

L’universo è la mia casa, la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca e mi invita a vivere senza catene, la mia bandiera è un simbolo di libertà” Capitan Harlock

Lasciata riposare in botti di Rum Demerara per nove mesi, i profumi e i sapori di Black Flag richiamano vaniglia e uva passa. Una old ale in pieno stile, ad esaltare la complessità dei malti appena tostati, in cui la dolce sensazione inziale si arrende a un finale piacevolmente secco. Corpo pieno, bassa carbonazione e un calore alcolico da otto gradi mai opprimente.

Il consiglio è di berla a vele spiegate.

Dati tecnici
Alc. 8%
IBU: 35
Colore: ambrato
EBC: 35

Cenni storici
Le Old Ale vengono brassate inizialmente a cavallo tra il secolo dei lumi e quello iniziato a suon di impeto e tempesta (Sturm und Drang). Nella ‘perfida Albione’, il termine indicava birre generalmente scure e maltate, grazie anche ai lunghi periodi di invecchiamento in botte. I mesi trascorsi a contatto con il legno, anche dodici in alcuni casi, donavano alla birra un alto grado alcolico, intorno ai sette gradi, e un lieve sapore acidulo, ma mai invadente. Note acide inizialmente associate all’utilizzo di brett presenti nei vecchi birrifici, ma che forse erano figlie di quei lattobacilli contenuti nelle toghe di legno dei barili. Questo spiegherebbe anche la scarsa nota acida, mai pervasiva. Successivamente, però, profitti e mercato spingono i birrifici a produrre birre con una maturazione che non superi i tre mesi, le cosiddette running beers. Si decide quindi che le old ale vengano stoccate e utilizzate come correttivo per le birre più giovani o mild (differenti dalle mild di oggi) o anche per birre più mature o stale. Ma le old ale non erano state pensate per essere birre da taglio, finendo così per restare nei magazzini e utilizzate come moneta per i facchini che si adoperavano in birrificio. Il cambio del calcolo delle tasse sui prodotti alcolici basato sul grado plato decretò la fine produttiva delle old ale. Nel secolo scorso, la ripresa dello stile e un apprezzamento che ha varcato l’Atlantico direzione Stati Uniti.